BIBBIA E PASTORALE

VITA RELIGIOSA

LE PAROLE DEI SANTI

L'ABNEGAZIONE

“Ricordati, figlia mia, che l’anima che ama Gesù parla poco e si abnega molto. Ti ordino, da parte di Gesù, di non dare mai il tuo parere se non ti è richiesto, e di non difendere mai la tua opinione, ma di cedere subito”. E aggiungeva ancora: “Quando commetti qualche mancanza, dillo subito senza aspettare che te lo chiedano. Infine, non dimenticarti di proteggere gli occhi, perché gli occhi mortificati vedranno le bellezze del Cielo“.

(l'angelo custode a Santa Gemma Galgani)

I BISOGNI DI UN CONFRATELLO

«Per dare regole di vita e consigli secondo il bisogno di un confratello, è necessario che i bisogni di lui siano conosciuti». (Memorie di Bosco - X,1092) 

IL SOGNO DEI 10 DIAMANTI

La mattina dell' 11 di settembre del 1881, Don Bosco narrò ai suoi salesiani riuniti a San Benigno per gli esercizi spirituali, un sogno fatto durante la notte. Dalle memorie biografiche riportiamo quanto segue:

 

«Nella notte dal 10 all’11, mentre dormivo, la mente si trovò in una gran sala splendidamente ornata. Mi sembrava di passeggiare con i direttori delle nostre case, quando apparve tra noi un uomo di aspetto così maestoso, che non potevamo reggerne la vista. Datoci uno sguardo senza parlare, si pose a camminare a qualche passo da noi. Egli era così vestito: un ricco manto a guisa di mantello gli copriva la persona. La parte più vicina al collo era come una fascia che si rannodava davanti, e una fettuccia gli pendeva sul petto. Sulla fascia stava scritto a caratteri luminosi: LA PIA SOCIETÀ DI SAN FRANCESCO DI SALES NELL’ANNO 1881, e sulla striscia di essa fascia portava scritte queste parole: QUALE DEVE ESSERE.

 

Dieci diamanti di grossezza e splendore straordinari erano quelli che c’impedivano di fermare lo sguardo, se non con gran pena, su quell’augusto Personaggio. Tre di quei diamanti erano sul petto, ed era scritto sopra di uno FEDE, sull’altro SPERANZA e CARITÀ su quello che stava sul cuore. Il quarto diamante era sulla spalla destra e aveva scritto LAVORO, sopra il quinto nella spalla sinistra si leggeva TEMPERANZA. Gli altri cinque diamanti ornavano la parte posteriore del manto, ed erano così disposti: uno più grosso e più folgoreggiante stava in mezzo come al centro di un quadrilatero, e portava scritto OBBEDIENZA. Sul primo a destra si leggeva VOTO DI POVERTA. Sul secondo, più in basso, PREMIO. Nella sinistra sul più elevato era scritto: VOTO DI CASTITA: Lo splendore di questo mandava una luce tutta speciale, e mirandolo traéva e attraeva lo sguardo come la calamita attrae il ferro. Sul secondo a sinistra, più in basso, stava scritto: DIGIUNO. Tutti questi quattro ripiegavano i loro raggi verso il diamante del centro.

 

Questi brillanti tramandavano dei raggi che a guisa di fiammelle si alzavano e portavano scritte qua e là varie sentenze.

Sulla Fede si elevavano le parole: “Imbracciate lo scudo della Fede per vincere le insidie del demonio”. Un altro raggio aveva:

“La fede senza le opere è morta. Non chi ascolta, ma chi pratica la legge possederà il regno di Dio”.

Sui raggi della Speranza: “Sperate nel Signore, non negli uomini. I vostri cuori siano sempre fissi dove sono le vere gioie”.

Sui raggi della Carità: “Portate gli uni i pesi degli altri, se volete compiere la mia legge. Amate e sarete amati, ma amate le anime vostre e le anime altrui. Recitate devotamente il Divino Ufficio; celebrate la Santa Messa con attenzione; visitate con grande amore il Santo dei Santi”.

Sulla parola Lavoro: “Rimedio alla concupiscenza, arma potentissima contro tutte le tentazioni del demonio”. Sulla Temperanza: “Il fuoco si spegne se si toglie la legna. Fate un patto con i vostri occhi, con la gola e col sonno, affinché questi nemici non vi rubino le vostre anime. Intemperanza e castità non possono abitare insieme”. Sui raggi dell’Obbedienza: “È il fondamento di tutto l’edificio e il compendio della santità”.

Sui raggi della Povertà: “Il Regno dei Cieli è dei poveri. Le ricchezze sono spine. La povertà non si vive a parole, ma si pratica con l’amore e con i fatti. Essa aprirà le porte del Cielo e vi entrerà”.

Sui raggi della Castità: “Tutte le virtù vengono insieme con essa. I mondi di cuore penetrano i segreti di Dio e vedono Dio stesso”.

Sui raggi del Premio: “Se vi lusinga la grandezza del premio, non vi spaventino le fatiche della conquista. Chi patisce con me, godrà con me. Sono momentanei i patimenti di questa vita; è eterna la felicità che godranno i miei amici in Cielo”.

Sui raggi del Digiuno: “È l’arma più potente contro le insidie del demonio. E il custode di tutte le virtù. Col digiuno si scaccia ogni genere di demoni”.

Un largo nastro a color di rosa serviva di orlo nella parte inferiore del manto, e sopra questo nastro era scritto: “Questo sia l’argomento delle vostre esortazioni del mattino, del mezzogiorno e della sera. Raccogliete le briciole delle virtù e vi costruirete un grande edificio di santità. Guai a voi che disprezzate le cose piccole: a poco a poco cadrete”.

Fino allora i direttori erano chi in piedi, chi in ginocchio, ma tutti attoniti e nessuno parlava. A questo punto Don Rua, come fuori di sé, disse:

— Bisogna prendere nota per non dimenticare.

Cerca una penna e non la trova; cava fuori il portafoglio, fruga e non ha la matita.

— Io mi ricorderò — disse Don Durando.

— Io voglio notare — aggiunse Don Fagnano —, e si pose a scrivere con un gambo di rosa.

Tutti miravano e comprendevano la scrittura. Quando Don Fagnano cessò di scrivere, Don Costamagna continuò a dettare così:

—La carità capisce tutto, sopporta tutto, vince tutto: pratichiamola con la parola e con i fatti.

Mentre Don Fagnano scriveva, scomparve la luce, e tutti ci trovammo in folte tenebre.

— Silenzio — disse Don Ghivarello — inginocchiamoci, preghiamo e la luce verrà.

 

Don Lasagna cominciò il Veni Creator, poi il De profundis e Maria Auxilium Christianorum, a cui tutti rispondemmo. Quando fu detto Ora pro nobis, riapparve una luce che circondava un cartello su cui si leggeva: LA PIA SOCIETA SALESIANA QUA LE CORRE PERICOLO DI ESSERE NELL’ANNO 1900. Un istante dopo la luce divenne più viva a segno che potevamo vederci e conoscerci a vicenda.

In mezzo a quel bagliore apparve di nuovo il Personaggio di prima, ma con aspetto malinconico, simile a colui che comincia a piangere. Il suo manto era divenuto scolorato, tarlato e sdrucito. Nel sito dove stavano fissi i diamanti vi era invece un profondo guasto, cagionato dal tarlo e da altri piccoli insetti.

— Guardate — egli ci disse — e intendete.

 

Ho veduto che i dieci diamanti erano divenuti altrettanti tarli che rabbiosi rodevano il manto. Pertanto al diamante della Fede erano sottentrati: sonno e accidia.

Alla Speranza: risate e scurrilità.

Alla Carità: negligenza nel compiere i divini Uffici. Amano e cercano i propri comodi e non gli interessi di Gesù Cristo.

Alla Temperanza: golosità e piaceri sensuali. Al Lavoro: il sonno, il furto e l’ozio.

Al posto dell’Ubbidienza non vi era altro che un guasto largo e profondo senza scritta.

Alla Castità: concupiscenza e vita mondana.

Alla Povertà era succeduto: dormire, vestire bene, mangiare e bere, denaro a disposizione.

Al Premio: “Ci basta godere la vita presente”.

Al Digiuno: Vi era un guasto, ma niente di scritto.

A quella vista fummo tutti spaventati. Don Lasagna cadde svenuto, Don Cagliero divenne pallido come una camicia e, appoggiandosi sopra una sedia, gridò: — Possibile che le cose siano già a questo punto?

Don Lazzero e Don Guidazio stavano come fuori di sé e si porsero la mano per non cadere. Don Francesia, il Conte Cays, Don Barberis e Don Leveratto erano quivi ginocchioni pregando con in mano la corona del S. Rosario.

In quel momento si fece intendere una voce cupa: — Come è svanito quello splendido colore!

Ma nell’oscurità successe un fenomeno singolare. In un istante ci trovammo avvolti in folte tenebre, nel cui mezzo apparve tosto una luce vivissima, che aveva forma di corpo umano. Non potevamo tenerci sopra lo sguardo, ma potevamo scorgere che era un avvenente giovanetto, vestito di abito bianco lavorato con fili d’oro e d’argento. Tutto attorno all’abito vi era un orlo di luminosissimi diamanti. Con aspetto maestoso, ma dolce e amabile, si avanzò verso di noi, e ci indirizzò queste parole testuali:

— Servi e strumenti di Dio onnipotente, ascoltate e intendete. Siate forti e robusti. Quanto avete veduto e udito è un avviso del Cielo, inviato ora a voi e ai vostri fratelli. Fate attenzione e intendete bene quello che vi si dice. I colpi previsti feriscono di meno e si possono prevenire. Le parole indicate siano tanti argomenti di predicazione. Predicate incessantemente a tempo e fuori tempo. Ma le cose che predicate fatele sempre, sicché le vostre opere siano come una luce che, sotto forma di sicura tradizione, s’irradi sui vostri fratelli e figli di generazione in generazione. Ascoltate bene e intendete. Siate oculati nell’accettare i novizi, forti nel coltivarli, prudenti nell’ammetterli. Provateli tutti, ma tenete soltanto il buono. Mandate via i leggeri e volubili. Ascoltate bene e intendete. La meditazione del mattino e della sera sia sull’osservanza regolare. Se ciò farete, non vi verrà meno giammai l’aiuto dell’Onnipotente. Diverrete spettacolo al mondo e agli angeli e allora la vostra gloria sarà gloria di Dio. Chi vedrà la fine di questo secolo e il principio dell’altro dirà di voi: “Dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri”. Allora tutti i fratelli e figli vostri canteranno: “Non a noi, Signore, non a noi, ma aL tuo nome dà gloria”.

Queste ultime parole furono cantate, e alla voce di chi parlava si unì una moltitudine di altre voci così armoniose e sonore, che noi rimanemmo privi di sensi e, per non cadere svenuti, ci siamo uniti agli altri a cantare. Al momento che finì il canto, si oscurò la luce. Allora mi svegliai e mi accorsi che si faceva giorno».

 

Promemoria

«Questo sogno durò quasi l’intera notte, e sul mattino mi trovai stremato di forze. Tuttavia per timore di dimenticarmene, mi sono levato in fretta e ho preso alcuni appunti che mi servirono come di richiamo per ricordare quanto qui ho esposto nel giorno della Presentazione di Maria SS. al Tempio.

Non mi fu possibile ricordare tutto. Tra le altre cose ho potuto con sicurezza rilevare che il Signore ci usa grande misericordia. La nostra Società è benedetta dal Cielo, ma Egli vuole che prestiamo l’opera nostra. I mali minacciati saranno prevenuti se noi predicheremo sopra le virtù e sopra i vizi ivi notati; se ciò che predichiamo lo tramanderemo ai nostri fratelli con una tradizione pratica di quanto si è fatto e faremo.

Ho potuto anche rilevare che ci sono imminenti molte spine, molte fatiche, cui terranno dietro molte consolazioni. Circa il 1890 gran timore, circa il 1895 gran trionfo. Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis» .

 

Il biografo Don Cena commenta: «La portata del sogno non ha limiti di tempo. Don Bosco diede l’allarme per un momento speciale che doveva seguire alla sua morte; ma il “Quale deve essere la Congregazione” e il “Quale è in pericolo di essere” contengono un ammonimento che non perderà mai nulla del suo valore, sicché sarà sempre vera la dichiarazione fatta da Don Bosco ai Superiori:

“I mali minacciati saranno prevenuti, se noi predicheremo sul le virtù e i vizi ivi notati”»

(San Giovanni Bosco (1815-1888))

SANT'IGNAZIO DA SANTHIA' (1686 - 1770)
Massime e stile di vita
Massime di San Ignazio da Santhià.doc
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SAN GIOVANNI DELLA CROCE (1542- 1591)
Consigli per raggiungere la perfezione dati a un carmelitano scalzo
CONSIGLI PER RAGGIUNGERE LA PERFEZIONE D
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LA MALINCONIA DEI SANTI:

PRIMA DEL SUCCESSO, MATTEO RICCI COLLEZIONÒ UNA SERIE INCREDIBILE DI FALLIMENTI

«Ci sono quelli che sperimentano profondamente il mistero di una vita di confine. Non stanno mai decisamente o di qua o di là. Vivono nella terra di nessuno. Sperimentano l'inquietudine che passa dall'una all'altra parte. La malinconia è l'inquietudine dell'uomo che avverte la vicinanza dell'infinito. Beatitudine e minaccia a un tempo. Il significato dell'uomo sta nell'essere un confine vivente, nel prendere sopra di sé questa vita di confine».

( Romano Guardini, in Ritratto della malinconia (1928)

  Fonte: Il Timone; autore: Gianni Criveller 12/02/2015)

SAN FRANCESCO: LETTERA AD UN MINISTRO

A frate N... ministro. Il Signore ti benedica!

Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti sono di impedimento nell'amare il Signore Iddio, ed ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri anche se ti coprissero di battiture, tutto questo devi ritenere come una grazia.

E così tu devi volere e non diversamente. E questo tieni in conto di vera obbedienza da parte del Signore Iddio e mia per te, perché io fermamente riconosco che questa è vera obbedienza. E ama coloro che agiscono con te in questo modo, e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te. E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori. E questo sia per te più che stare appartato in un eremo. E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate (fratello) al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli.

(San Francesco d'Assisi (1181-1226) - Fonti Francescane, 234-235).

LA BUONA COSTITUZIONE DEI PORCI

« Poi ci vedrai bene » 

    Alcune persone cambiano in umore cattivo ogni cibo che prendono, anche se questo cibo è sano. La colpa non è del cibo, bensì del loro temperamento che altera i cibi. Allo stesso modo, se la nostra anima è in una cattiva disposizione, tutto le fa del male; essa trasforma persino le cose utili per lei in cose nocive. Se si gettano un po' di erbe amare in un vaso di miele, non altereranno forse tutto il barattolo, rendendo amaro tutto il miele? È proprio quello che facciamo noi: diffondiamo un poco della nostra amarezza e distruggiamo il bene del prossimo, guardandolo secondo la nostra cattiva disposizione.         

    Altri invece hanno un temperamento che trasforma ogni cosa in buon umore, persino i cibi cattivi... I porci hanno una buonissima costituzione. Mangiano le carrube, i noccioli di datteri e le immondizie. Eppure trasformano questo cibo in carne succulenta. Anche noi, se abbiamo buone abitudini e un buono stato d’animo, possiamo trarre profitto da tutto, persino da quello che non è utile. Lo dice benissimo il libro dei Proverbi: “Chi guarda con benevolenza otterrà misericordia” (12,13). Ma altrove: “Per l’uomo insensato, ogni cosa è contraria” (14,7). 

    Ho sentito dire di un fratello che, se recandosi da un altro trovava la cella trascurata e in disordine, diceva dentro di sé: “Quanto è felice questo fratello poiché è totalmente distaccato dalle cose terrene e porta così bene tutto il suo spirito in alto, da non avere più il tempo per riordinare la sua cella!” Se poi andava da un’altro fratello e trovava la cella in ordine e pulita, diceva dentro di sé: “La cella di questo fratello è pulita quanto la sua anima. Tale è lo stato della sua anima, tale quello della sua cella!” Mai diceva riguardo a qualcuno: “Questi è disordinato” oppure: “Quello è frivolo”. Grazie al suo stato eccellente, traeva profitto da tutto. Dio nella sua bontà dia anche a noi uno stato d’animo buono perché possiamo godere di tutto e non pensare mai male del prossimo. Se la nostra malizia ci ispira giudizi o sospetti, trasformiamoli subito  in pensieri buoni. Infatti il non vedere il male del prossimo genera, con l’aiuto di Dio, la bontà. 

(Doroteo di Gaza (ca 500-?), monaco in Palestina - Lettere, 1 ; SC 92)

PAROLE DEI PAPI

L'INVIDIA, LA GELOSIA, L'ODIO NELLE COMUNITA'

"Ma quelli che in una comunità fanno chiacchiere sui fratelli, sui membri della comunità, vogliono uccidere"

Papa Francesco, omelia 02/09/2013

L'inquietudine dell'amore ci spinga ad andare per primi verso gli altri

"con dolore penso ai consacrati che non sono fecondi, che sono “zitelloni”." 

Papa Francesco, Festa Sant'Agostino 28/08/2013

DISCORSO AI SEMINARISTI, NOVIZI-E, E GIOVANI IN CAMMINO 

Papa Francesco, Aula Paolo VI, 07/07/2013

PAROLE DI SANTI SACERDOTI

L'ORRORE DI UNA MESSA CELEBRATA MALE

"Non vi è un apostolato più bello di una Messa celebrata bene e santamente. La rovina del mondo è dovuta principalmente alla Messa celebrata male! E' un orrore che non distrugge l'essenza della Messa, ma ne devasta la fioritura."

"C'è tanto da purificare fra gli Ordini religiosi, tanto da rinnovare. Se si entrasse nei migliori ordini religiosi, oggi, a... spazzare un poco, si solleverebbe un uragano di polvere!"

"[c'è la necessità di] purificare la Chiesa degli elementi guasti. Perché tenere a forza tanti Sacerdoti nel seno della Chiesa, quando dovrebbero essere accompagnati fuori, direi quasi, con la banda e la grancassa, lieti tutti di liberare la Chiesa degli elementi marciti?"

"Studiando, lo confesso, mi sono accorto con pena della pericolosa deviazione degli studi moderni, che si orientano sempre più, dolorosamente, al razionalismo dissidente e alla filosofia tedesca"

"Bisognerebbe intensificare le preghiere e la devozione a Maria SS.ma, ma dolorosamente la devozione a Maria SS. è decaduta in tante anime, che credono, così, di avvicinare alla Chiesa i separati, quando, col loro atteggiamento, si avvicinano agli errori dei dissidenti e non se ne accorgono... E' una immensa pena per la povera anima mia."

"Si stampano su riviste cattoliche e da sacerdoti, errori, veri errori contro la Madonna e le cose più sante delle tradizioni della Chiesa. Si parla di aggiornamento ai tempi, ma c'è in realtà un aggiornamento al mondo ed allo spirito satanico. Non cooperate alla demolizione di quello che fa del vostro Ordine uno dei più belli della Chiesa. Rimanete puntello della Chiesa in questi tempi così pericolosi. Occorrono le parole che disse Pio XII ai Gesuiti: «O rimanete quali siete, nello spirito del fondatore, o è meglio che non siate più». Parole di grande attualità per tutti gli Ordini religiosi."

(Don Dolindo Ruotolo (1882-1970), pensieri tratti da «Fui chiamato Dolindo che significa dolore».)

PAROLE DEI RELIGIOSI

Impossibile continuare la pratica religiosa in un istituto che penalizza l'esercizio delle virtù cristiane e dove si è costretti a vivere contro i fondatori

"Un vero francescano non può vivere nella rilassatezza dei conventi di oggi senza arrossire. Se si pensa che nei nostri conventi non manca mai il cibo, che spesso si mangia molto di più e meglio che a casa propria, non ci si può che vergognare pensando alla vita francescana delle origini. Almeno compensiamo a questo con una vita intensa nel sacrificio che costa di più alla natura umana, quello della preghiera notturna,.."

"Se si ha tempo di vedere film inutili, cartoni animati o partite di calcio vuol dire che non si usa bene il tempo siamo qui per salvare anime, che c'entra il calcio! Basterebbe ogni tanto spingere il pensiero ai nostri cari, agli amici che abbiamo lasciato nel mondo per accorgerci di quanto la gente fatichi. Basta pensare alle giovani madri che si dividono tra lavoro e famiglia; agli amici che dopo essersi laureati in mezzo ai sacrifici non riescono a trovare un lavoro che li faccia felici, mentre nei conventi siamo sottratti alla dura lotta per il lavoro; ai giovani genitori costretti a svegliarsi di notte al pianto del loro figlio e che la mattina devono essere comunque al lavoro puntuali, mentre noi siamo attenti a recuperare sempre il sonno perduto. Davanti a tutto ciò un religioso che rifiuta sacrifici come potrà dirsi veramente un religioso! Come posso chiedere a delle giovani spose di accettare tutti i figli che Dio vorrà dar loro, per quanto eroismo possa costare, se non accetto io per primo sofferenze e fatiche eroiche!"...

(DAVIDE CANAVESI "Un ex frate dell'Immacolata scrive una lettera aperta al Papa", Vatican Insider (La Stampa), 04/07/2014)