BIBBIA E PASTORALE
VIGILATE
ISLAM
L'ESTREMISMO WAHHABITA
Il wahhabismo, la dottrina alla base dell’islam praticato in Arabia Saudita e finanziata in molte parti del mondo grazie a Riyadh, non farebbe parte del sunnismo secondo quanto dichiarato da parte di 200 religiosi islamici riuniti in un congresso tenuto in Cecenia nell'agosto 2016. Esso sarebbe una “deformazione” dell’islam che porta all’estremismo e al terrorismo. Seondo altri invece la corrente sunnita e la corrente wahhabita sono identiche e a sola differenza starebbe nel nome.
(IL TIMONE, tratto da Asianews 06/9/16)
IL PRETE IRAQENO CHE TURBA IL MEETING:
"SCIITI E SUNNITI SI SCANNANO, MA IL LORO VERO OBIETTIVO SONO I CRISTIANI"
«Io ho vissuto in Iraq, sono un testimone di quello che racconto. Lì siamo 300mila cristiani ancora. Qui si racconta una cosa vera, che i sunniti ammazzano gli sciiti e gli sciiti uccidono i sunniti. È vero, e ci sono motivi religiosi, politici ed economici in quelle stragi. Ma per gli uni e gli altri noi cristiani siamo il vero obiettivo. Questo bisogna dirlo. Ogni tanto leggo che i cristiani sarebbero vittime collaterali di un conflitto. No, non è così: sono l’obiettivo principale. C’è una persecuzione che è anche un genocidio, e di questo dobbiamo parlare».
(IL TIMONE 22/8/16. Tratto da Libero 21/08/16)
LA SHARIA: MALATTIA DEL MEDIO ORIENTE CHE SI RIPETE NELLA STORIA
Fonte: ZENIT, Mons. al Qas “La sharia, malattia del Medio Oriente che può contagiare il mondo”
I MUSULMANI ASPIRANO A UN ISLAM DI PACE E DI VERITA...
MA QUESTO NON ESISTE
"Quando ho trascorso qualche mese in Algeria, negli anni Ottanta, ho iniziato a praticare l’islam. È lì che ho letto la Sura 9, che chiama alla guerra santa: “Combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi”. Ho capito che l’islam non coincide con lo spirito di pace e di amore, e ho conosciuto anche algerini convertiti a Cristo. Ho ricevuto la grazia di vedere la verità."
Fonte: Aleteia 10/12/2015 "Ero musulmano, figlio di un imam, sposato con una musulmana. Mi sono convertito a Cristo"
OBBIETTIVO: CALIFFATO ISLAMICO
In tutti i paesi in cui sono presenti i Fratelli Musulmani, in Oriente così come in Occidente, il progetto islamista non è mutato dal momento in cui il movimento è stato fondato da Hasan Al-Banna nel 1928. L’obiettivo è quello di riportare il califfato islamico ai suoi confini storici, compresi i luoghi in cui l'islam si era insediato Europa. Questo progetto ha un nome: tamkin, “messa in atto”.
(Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana 21/01/2016 "Vi spiego perché ho lasciato i Fratelli Musulmani")
IL GRANDE DISCORSO DI RATISBONA
"Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio"
Papa Benedetto XVI, università di Ratisbona 12/12/2006
L'AVVERTIMENTO DEL CARDINALE GIACOMO BIFFI
Per diversi decenni la storiografia di matrice marxista ha accusato l’Occidente e i “crociati” di aver cercato in Oriente feudi, soldi e potere. Era vero l’esatto contrario: i crociati facevano un pellegrinaggio armato in difesa della memoria storica del cristianesimo dall’annientamento che rischiava di subire ad opera dei turchi selgiuchidi, mettendo in conto il gravissimo pericolo che avrebbe corso la loro vita, confessandosi e facendo testamento prima di partire.
Il Dio di Maometto ordina la conquista di tutto il mondo e vuole che gli infedeli si pentano e si convertano altrimenti devono subire una giusta punizione (“la ricompensa di coloro che combattono Iddio e il suo Messaggero e si danno a corrompere la terra è che essi saranno massacrati, o crocifissi, o amputati delle mani e dei piedi dai lati opposti, o banditi dalla terra”, Corano 5,33; “Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi […] Non siete certo voi che li avete uccisi, è Allah che li ha uccisi”, Corano 8, 12-17): difficile sostenere che chi mette in pratica alla lettera questi comandi – cosa ripetutamente accaduta nel corso dei secoli - stia disobbedendo alla volontà di Allah: santa è la guerra che sottomette gli infedeli (jihad).
Non a caso un grande italiano, il cardinale Giacomo Biffi, rivolgendosi in una nota pastorale alla città di Bologna il 12 settembre 2000, così metteva in guardia le autorità civili sul fenomeno migratorio:
«I criteri per ammettere gli immigrati non possono essere solamente economici e previdenziali (che pure hanno il loro peso). Occorre che ci si preoccupi seriamente di salvare l'identità propria della nazione. L’Italia non è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, senza tradizioni vive e vitali, senza un'inconfondibile fisionomia culturale e spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà non deve andare perduto».
In vista di una «pacifica e fruttuosa convivenza», ammoniva Biffi, «il caso dei musulmani va trattato con una particolare attenzione. Essi hanno una forma di alimentazione diversa (e fin qui poco male), un diverso giorno festivo, un diritto di famiglia incompatibile col nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra (fino ad ammettere e praticare la poligamia). Soprattutto hanno una visione rigorosamente integralista della vita pubblica, sicché la perfetta immedesimazione tra religione e politica fa parte della loro fede indubitabile e irrinunciabile, anche se di solito a proclamarla e farla valere aspettano prudentemente di essere diventati preponderanti». «Sarà bene che nessuno ignori o dimentichi», proseguiva, che il cattolicesimo rimane «la ‘religione storica’ della nazione italiana».
L’Italia che ha ripudiato le sue radici, che ignora i dogmi fondamentali della propria fede, che non ha più cultura perché più nulla è stato insegnato alle nuove generazioni, che vive di politicamente corretto cioè di malattia cerebrale acuta, che ha smesso di fare figli e si interessa solo dei diritti civili intesi come matrimonio omo, utero in affitto, diritto alla dolce morte e compagnia cantando; ha ragione Biffi, questa Italia o si pente delle menzogne anticattoliche di cui si è pasciuta e si converte dall’abominio dell’apostasia o sarà musulmana.
Al seminario della Fondazione Migrantes il 30 settembre 2000 Biffi affermava: «Questa ‘cultura del niente’ (sorretta dall’edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’islam, che non mancherà: solo la riscoperta dell’avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo - e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa - potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto».
LA PROFEZIA DI DE FOUCALD
Secondo la loro fede, i musulmani ritengono l’islam come la loro vera casa e i popoli non-musulmanicome destinati a essere sopraffatti da loro o dai loro discendenti. Considerano la sottomissione a una nazione non-musulmana come una situazione transitoria. La loro fede li assicura che usciranno vincitori da questo scontro con gli europei che oggi li dominano. La saggezza consiglia loro di patire con calma questa prova: “Quando un uccello intrappolato si agita, perde le piume e si spezza le ali, invece se resta tranquillo sarà integro il giorno della liberazione”.
("La profezia di de Foucauld: «Così l’islam ci dominerà»", La Nuova Bussola Quotidiana, 23/07/2016)
CON MARIA PER LIBERARE I CRISTIANI DALLE CATENE ISLAMICHE. L'EPOPEA DIMENTICATA DEI PADRI MERCEDARI
L’Ordine dei Mercedari è strettamente correlato alla storia del dominio arabo nei Paesi cristiani d’Europa, specialmente di Spagna, Portogallo, Italia.
I Mori, come furono chiamati gli arabi occupanti la Spagna, erano usi trarre in schiavitù gli abitanti cristiani delle zone oggetto delle loro scorrerie e portarli nei loro Paesi arabi di origine, a lavorare come schiavi presso i notabili ed i proprietari terrieri del Nord Africa, cercando anche di farli apostatare dalla religione cristiana. Per scongiurare questo pericolo per le loro anime e per ridare la libertà agli sventurati, sorse ad opera di s. Pietro Nolasco (1180-1245) un Ordine religioso che fattivamente si occupò del riscatto degli schiavi, tramite contatti e trattative dei frati chiamati “Mercedari”, che raccoglievano in Europa il denaro necessario per le cosiddette “redenzioni”, che davano la possibilità della libertà a gruppi più o meno numerosi di prigionieri e quindi ricondurli in patria...
(IL TIMONE, 22/08/16. Tratto dal sito Santi e Beati)
SAN FRANCESCO E IL SULTANO
Il Sultano sfida Francesco, addirittura, rifacendosi al Vangelo: “Il vostro Dio ha insegnato nei suoi Vangeli che non si deve rendere male per male […] Quanto più dunque i cristiani non devono invadere la nostra terra?“. Ma Francesco (che ancora non era andato a scuola di ecumenismo!) così replicò: “Non sembra che abbiate letto per intero il Vangelo di Cristo nostro Signore. Altrove dice infatti: ‘Se un tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo lontano da te’ […], con il che ci volle insegnare che dobbiamo sradicare completamente […] un uomo per quanto caro o vicino — anche se ci fosse caro come un occhio della testa — che cerchi di toglierci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Per questo i cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete. Se però voleste conoscere il creatore e redentore, confessarlo e adorarlo, vi amerebbero come loro stessi“.
(" Francesco e il Sultano, la “scandalosa” storia di quell’incontro " da Libertà e Persona, 26/07/16)
IL CRISTIANESIMO COME LO VEDE L’ISLAM
Per la tradizione musulmana il Corano è la fonte principale della dottrina e della legge islamica.
Esso non è “ispirato”, come le Sacre Scritture cristiane, le quali, pur avendo Dio come autore principale, ritengono gli autori umani come “veri autori”, con la loro libertà e la loro personalità. E’ invece “dettato” da Dio stesso attraverso l’angelo Gabriele ed è una copia del libro celeste che è presso Dio ed è a Lui coesistente. Per i musulmani, viene dunque da Allah non solo ciò che riguarda la loro religione, ma anche la corretta interpretazione del cristianesimo. Inutilmente, in un ipotetico dialogo interreligioso, i cristiani proporrebbero la visione della fede cristiana ai musulmani. Per essi il cristianesimo è quello che viene interpretato dal Corano e nessun argomento umano potrebbe cambiare quella che per loro è una rivelazione divina. Nella prospettiva musulmana è Maometto che, in nome di Allah, ci dice chi era veramente Gesù Cristo e quale è stato il suo insegnamento.
Il primo dogma cristiano riguarda la fede in Dio che è Uno nella natura e Trino nelle persone.
I cristiani hanno sempre professato l’unità e l’unicità di Dio, espressa all’inizio della loro professione di fede: “Credo in un solo Dio”. La distinzione delle tre persone divine avviene all’interno della SS. Trinità, che non è infinita solitudine, ma eterna comunione di amore. Il Corano, echeggiando le numerose eresie antitrinitarie e gli insegnamenti del giudaismo talmudico, non solo respinge con sdegno il dogma trinitario, ma accusa i cristiani di essere dei miscredenti: “Sono miscredenti quelli che dicono: In verità Dio è un terzo di tre” (Corano 5,73). Altrove si afferma: “Egli, Dio, è uno! Dio, l’Eterno! Non generò né fu generato, e nessun gli è pari!” (Corano 112,1-4).
Alla luce di queste affermazioni non si può certo sostenere che i cristiani e i musulmani adorino lo stesso Dio. Infatti il Dio cristiano è trinitario e i musulmani non adorano come Dio né Gesù né lo Spirito Santo. Di qui l’equivoco che potrebbe nascere quando si pongono l’ebraismo, il cristianesimo e l’Islam sotto l’etichetta comune del monoteismo. La conclusione è che invano i cristiani affermano di credere “in un solo Dio”. Per i musulmani essi sono idolatri in quanto adoratori di tre divinità.
Oltre a ciò, il modo stesso di concepire il rapporto con Dio è molto diverso. L’Islam, negando la paternità divina, non riesce a considerare Dio come un vero padre verso gli uomini, pur essendo il loro creatore. Per un musulmano Allah è l’Altissimo, col quale non è possibile instaurare un rapporto filiale di confidenza. La stessa parola “Islam” significa “sottomissione”, che esclude una relazione di familiarità persino in Paradiso (Corano 78, 37). Indubbiamente Allah, oltre ad essere il Creatore, il Potente e il Dispensatore, è anche il Misericordioso, ma continuando a rimanere inaccessibile e troppo alto per le sue creature. Date queste premesse, viene escluso anche il concetto di mediazione e di intercessione, in quanto nulla e nessuno potrebbe colmare questa distanza infinita. E’ significativo il fatto che non di rado dei musulmani vadano a pregare nei santuari mariani al fine di ottenere delle grazie.
L’altro dogma di fede, che l’Islam respinge con orrore, è quello dell’incarnazione. A differenza del giudaismo talmudico, il Corano parla sempre di Gesù con grande rispetto, però in quanto è un profeta precursore di Maometto. Ridurre Gesù Cristo a dimensione puramente umana è indubbiamente la tentazione perenne dell’umanità. A questo riguardo la nostra generazione non si differenzia certo da quella dei contemporanei di Gesù che l’hanno giudicato reo di morte per essersi fatto uguale a Dio (Gv 10,33).Tuttavia Maometto non solo pone Gesù sulla linea dei profeti, ma lo chiama al servizio dell’Islam, avendo Egli preannunciato la venuta di un profeta e di una legge più perfetta della sua (Corano 61,6). La grandezza di Gesù Cristo non starebbe in ciò che gli uomini, anche i non credenti, hanno sempre ammirato nella sua persona e nella sua dottrina, ma esclusivamente nell’aver preparato la via all’avvento di Maometto.
La negazione della divinità di Gesù Cristo è categorica e polemica: “Certo, sono miscredenti quelli che dicono: “Il Messia, figlio di Maria, è Dio” (Corano 5,72). “I cristiani dicono: “Il Cristo è figlio di Dio”. Questo è ciò che dicono con la loro bocca, imitando ciò che dicevano i miscredenti che li hanno preceduti. Dio li maledica! Come sono fuorviati!” (Corano 9,30). “I Cristiani dicono che il Misericordioso si è preso un figlio. Rispondi loro: avete detto una cosa mostruosa! Non si addice al Misericordioso di prendere per sé un figlio, né di associare alcuno al suo regno” (Corano 19, 91-93).
Appare chiaro che il cuore stesso della fede cristiana, il mistero dell’incarnazione, è per l’Islam una cosa mostruosa. Lo scandalo dell’incarnazione si manifesta nel Corano con la stessa veemenza con cui è esploso durante la predicazione di Gesù e la negazione non è meno recisa di quella di molti nostri contemporanei. Quello che dicono i musulmani di Gesù Cristo è ciò che dice “la gente”, cioè la carne e il sangue (Matteo 16,18). Invece di essere “qualcuno dei profeti”, come credevano le folle che seguivano Gesù, per i musulmani è colui che ha preannunciato la venuta di Maometto. Non è da sottovalutare questa obbiettiva alleanza fra le grandi religioni contemporanee (Islamismo, Buddismo, Induismo) e l’ateismo dilagante in occidente nel rifiutare come uno scandalo la divinità di Gesù Cristo.
Tuttavia Maometto si rende conto che i cristiani credono nella divinità di Gesù Cristo perché sono i vangeli ad affermarla. A suo modo, cioè attribuendosi una rivelazione divina, nega la storicità dei vangeli e mette in bocca a Gesù l’affermazione di non aver mai preteso di farsi uguale a Dio e di non aver fondato nessuna Chiesa (Corano 5, 116-117). “ I misteri centrali del messaggio evangelico – afferma Mons. H. Tissier – Vescovo di Algeri - sono considerati dalla quasi totalità dei musulmani (…) come la prova dell’infedeltà dei cristiani. Sicché l’Islam non riconosce nella Chiesa odierna la comunità dei discepoli di Gesù. Per i musulmani, i cristiani non sono la Chiesa di Gesù (…) e né la Bibbia né il Vangelo sono libri autentici”.
Giovanni Paolo II, che non ha mancato di sottolineare la religiosità dei musulmani, specie per quanto riguarda la loro fede in Dio e la fedeltà alla preghiera, prende atto di queste distanze teologiche incolmabili: “ L’Islamismo – afferma – non è una religione di redenzione. Non vi è spazio in esso per la Croce e la Resurrezione. Viene menzionato Gesù, ma solo come profeta in preparazione dell’ultimo profeta, Maometto. E’ ricordata anche Maria, sua Madre verginale, ma è completamente assente il dramma della redenzione. Perciò non soltanto la teologia, ma anche l’antropologia dell’Islam è molto distante da quella cristiana” (Giovanni Paolo II in Vittorio Messori - Varcare la soglia della speranza - Mondadori, pag. 104).
Da sottolineare in modo particolare la reazione di ripulsa del Corano nei confronti della croce, così viva anche oggi negli atteggiamenti dei seguaci dell’Islam. Infatti Maometto non si fa scrupoli nel negare il fatto storico della crocifissione di Gesù, che non è mai stato messo in discussione da nessun avversario del cristianesimo, né nell’antichità, né nei tempi moderni: “Gli ebrei affermano: ”Abbiamo ucciso il Messia, Gesù figlio di Maria, messaggero di Dio”. In realtà non l’hanno né ucciso né crocifisso, ma qualche altro fu reso ai loro occhi simile a lui” (Corano 4,156-158). Nessuna argomentazione di critica storica potrà mai convincere un musulmano che l’affermazione del Corano non è sostenibile. “Nel Corano l’Islam pretende di detenere il monopolio assoluto di ogni verità e di ogni bene (…) Di conseguenza tutto ciò che non è racchiuso nel Corano è privo di qualsiasi interesse ed anzi sospetto.” (Stefano Nitoglia – op. cit pag 35). Il rifiuto della croce è in realtà il rifiuto del dogma cristiano della redenzione: “ Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”. Per L’Islam non vi è peccato originale, non vi è quindi bisogno di liberare l’uomo dalla schiavitù del male e di risanare la natura umana mediante la grazia. L’Agnello di Dio che porta su di sé i peccato del mondo, per redimerli mediante la croce, è per l’Islam non solo incomprensibile ma persino ripugnante.
Il rispetto dei musulmani per Gesù, in quanto precursore di Maometto, si estende anche a Maria sua Madre verginale. Tuttavia la prospettiva è quella tipica del Corano. Poiché l’Islam nega la divinità di Gesù Cristo, nega ovviamente anche la divina maternità di Maria, la quale non è la “Theotokos” (Madre di Dio), ma la madre del profeta Gesù. Nel Corano infatti Gesù è costantemente chiamato “il figlio di Maria” in contrapposizione alla professione di fede cristiana per la quale è il “Figlio di Dio”: “Questi è Gesù, figlio di Maria, parola di verità di cui alcuni dubitano. Non si addice a Dio prendersi un figlio! Gloria a lui! Quando egli decide una cosa, basta che dica: “Sia”, ed essa è” (Corano 19, 34-36). Non sappiamo come Maometto intendesse l’espressione “Figlio di Dio”, che è il caposaldo della fede cristiana in Gesù Cristo. Sta di fatto che egli si scandalizza, ritenendola un'offesa alla divina maestà: “Dicono: “Il Clemente si è preso un figlio”. Dite una cosa mostruosa! Poco manca che si spalancano i cieli, si squarci la terra e crollino in frantumi i monti, per avere essi attribuito un figlio al Clemente! Non si addice al Clemente prendersi un figlio” (Corano 19,88-92).
E’ curioso come il Corano, riferendosi a Maria, incappi in numerosi errori storici e contraddizioni. Fra l’altro viene confusa con la sorella di Mosé e di Aronne, vissuta mille e cinquecento anni prima (Corano 19, 27-28). Tuttavia è innegabile che la Madre di Dio, pur considerata la Madre verginale di un semplice profeta (i musulmani riconoscono la verginità di Maria), eserciti la sua presenza discreta fra i seguaci di Maometto, specialmente le persone semplici. Verso di lei non di rado vi è non solo rispetto e ammirazione, ma anche un atteggiamento di devozione. Si può intravedere in questo un segno di speranza posto dalla Provvidenza nel contesto di una religione così decisamente anti-cristiana? O non è forse un’inconscia compensazione per la mancanza nell’islam di figure femminili significative?
La negazione dei fondamenti stessi del cristianesimo fa parte dell’insegnamento del Corano ed è comune a tutti i musulmani. Non bisogna infatti dimenticare che “Se i metodi e le strategie di azione dell’Islamismo cosiddetto moderato differiscono da quelli dell’Islamismo cosiddetto radicale e da quello di matrice terrorista, nondimeno i fini appaiono i medesimi: la soggezione di tutto il mondo all’Islam, considerato il sigillo e il compimento di tutte le rivelazioni. La dottrina classica dell’Islam, accettata da tutti i musulmani, divide, infatti, il mondo in due parti: “territorio dell’Islam (Dar al – Islam) dove vige la legge dell’Islam, e “territorio di Guerra” (Dar al Harb), dove sono gli infedeli. Quest’ultimo territorio deve essere conquistato e assoggettato all’Islam”. (Stefano Nitoglia – op. cit. - pag 11).
(Tratto da: "Non prevalebunt, manuale di resistenza cristiana"
di Padre Livio Fanzaga - Edizioni Sugarco)