BIBBIA E PASTORALE

IL DECALOGO

MOSE'
MOSE'

La Chiesa ha approntato una versione mnemonica semplificata dei dieci comandamenti allo scopo di facilitarne la memorizzazione:

 

Io sono il Signore Dio tuo:

I - Non avrai altro Dio all'infuori di me.

II - Non nominare il nome di Dio invano.

III - Ricordati di santificare le feste.

IV - Onora il padre e la madre.

V - Non uccidere.

VI - Non commettere atti impuri.

VII - Non rubare.

VIII - Non dire falsa testimonianza.

IX - Non desiderare la donna d'altri.

X - Non desiderare la roba d'altri.

(Per la versione integrale cliccare sull'immagine di Mosè)

 

Da "L’Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta, 452.5-7

 

Gesù Cristo:«Udite tutti. In un salmo (15) di David il salmista si chiede: “Chi abiterà nel Tabernacolo di Dio? Chi riposerà sul monte di Dio?”. E passa ad enumerare chi saranno i fortunati e per quali motivi lo saranno. Dice: “Colui che vive senza macchia e pratica giustizia. Colui che parla dal cuore con verità e non ordisce inganni con la sua lingua, che non danneggia il prossimo, che non accoglie parola infamante il suo simile”. E con poche righe, dopo aver detto chi entrerà nei dominii di Dio, dice cosa questi benedetti fanno di bene dopo non aver fatto il male. Ecco: “Agli occhi suoi un niente è il malvagio. Egli onora quelli che temono Dio. Giurando al suo prossimo non inganna. Non dà il suo denaro ad usura, non riceve regali a danno dell’innocente”. E termina: “Chi fa queste cose non vacillerà in eterno”. In verità, in verità vi dico che il salmista ha detto la verità e confermo con la mia sapienza che chi fa queste cose non vacillerà in eterno.

 

Condizione prima per entrare nel Regno dei Cieli: “Vivere senza macchia”.

 

Ma può l’uomo, creatura debole, vivere senza macchia? La carne, il mondo e Satana, in un continuo ribollire di passioni, tendenze e di odio, schizzano i loro spruzzi a macchiare gli spiriti e, se il Cielo fosse aperto solo a quelli che hanno vissuto senza macchia dall’uso della ragione in poi, pochissimi di tutta l’Umanità entrerebbero in Cielo, così come pochissimi sono gli uomini che giungono alla morte senza aver conosciuto malattie più o meno gravi durante l’esistenza. E allora? Così è precluso il Cielo ai figli di Dio? E questi dovranno dirsi: “Io l’ho perduto” quando un assalto di Satana o una bufera della carne li fanno cadere e si vedono macchiati nell’anima? Non ci sarà più perdono per chi ha peccato? Nulla cancellerà la macchia che deturpa lo spirito? Non temete di un timore ingiusto il vostro Dio. Egli è Padre, e un padre tende sempre una mano ai figli vacillanti, offre aiuto perché si rialzino, conforta con mezzi soavi perché il loro avvilimento non degeneri in disperazione, ma fiorisca in umiltà vogliosa di riparare per tornare diletti al Padre.

 

Ecco. Il pentimento del peccatore, la buona volontà di riparare, ambedue nati da un vero amore per il Signore, detergono la macchia della colpa e rendono degni del perdono divino. E quando Colui che vi parla avrà compiuto la sua missione sulla Terra, alle assoluzioni dell’amore, del pentimento e della buona volontà si unirà, potentissima, l’assoluzione che il Cristo vi avrà ottenuta a prezzo del suo sacrificio. Più candidi nell’anima di bambini da poco nati, molto più candidi perché a chi crederà in Me scaturiranno dal seno fiumi d’acqua viva detergenti anche la colpa d’origine, causa prima di ogni debolezza dell’uomo, potrete aspirare al Cielo, al Regno di Dio, ai suoi Tabernacoli. Perché la Grazia che Io sto per rendervi vi aiuterà a praticare la giustizia, la quale aumenta, tanto più quanto più è praticata, il diritto che vi dà uno spirito senza macchia di entrare nella gioia del Regno dei Cieli. Vi entreranno i pargoli e godranno, per la beatitudine data gratuitamente, godranno, perché il Cielo è gioia. Ma vi entreranno gli adulti, i vecchi, coloro che hanno vissuto, lottato, vinto e che alla candida corona della Grazia uniranno quella multicolore delle loro opere sante, delle loro vittorie su Satana, il mondo e la carne, e grande, grandissima sarà la loro beatitudine di vincitori, grande, quale l’uomo non può immaginare.

 

Come si pratica la giustizia? Come si conquista la vittoria? Con onestà di parole e di azioni, con carità di prossimo. Riconoscendo che Dio è Dio e non mettendo gli idoli delle creature, del denaro, del potere, al posto del Dio Ss. Con dare ad ognuno il posto che gli spetta senza cercare di dare più o di dare meno di ciò che è doveroso. Colui che, perché uno gli è amico o parente potente, lo onora e serve anche nelle opere non buone, non è giusto. Colui, all’opposto, che danneggia il suo prossimo perché da esso non può sperare utile di sorta e giura contro di lui, o si fa comperare con regali per deporre contro l’innocente o giudicare con partigianeria, non secondo giustizia ma secondo il calcolo di ciò che quell’ingiusto giudizio gli può ottenere da chi è il più potente fra i contendenti, non è giusto, e vane sono le sue orazioni, le sue offerte, perché macchiate di ingiustizia agli occhi di Dio.

 

Voi vedete che ciò che dico è ancora Decalogo. Sempre è Decalogo la parola del Rabbi. Perché il bene, la giustizia, la gloria è nel compiere ciò che il Decalogo insegna e ordina di fare. Non c’è altra dottrina. Allora data fra le folgori del Sinai, ora data fra i fulgori della Misericordia, ma la Dottrina è quella. E non muta. E non può mutare. Molti, a loro scusa, diranno in Israele, per giustificare di non essere santi anche dopo il passaggio sulla Terra del Salvatore: “Io non ho avuto modo di seguirlo e ascoltarlo”. Ma la loro scusa non ha nessun valore. Perché il Salvatore non è venuto a mettere una nuova Legge, ma a riconfermare la prima, l’ unica Legge. Anzi, a riconfermarla proprio nella sua nudità santa, nella sua semplicità perfetta. A riconfermare con amore, e con promesse di certo amore di Dio, ciò che prima era stato detto con rigore da una parte e ascoltato con timore dall’altra."