PAPA E ANTIPAPA
LO SCISMA PURIFICATORIO CREATO DA BENEDETTO XVI
L'INNO DEL GLORIA MODIFICATO DALLA CEI E BERGOGLIO
Sappiamo che Bergoglio ha approvato la modifica di alcune parole del "Gloria",
l'inno che si recita (al di fuori della quaresima) la domenica e nelle feste liturgiche.
Esattamente le parole cambiate sono le seguenti:
"e pace in terra agli uomini di buona volontà"
modificato con le seguenti
"e pace in terra agli uomini che Dio ama".
Leggiamo ora cosa dice a riguardo PAPA BENEDETTO XVI nel suo libro edito nel 2012
"L'INFANZIA DI GESU'"
(capitolo 3 "La nascita di Gesù a Betlemme" sottocapitolo 2 "La nascita di Gesù"):
"Ma che cosa hanno cantato - secondo la narrazione di San Luca - gli angeli?
Essi connettono la gloria di Dio «nel più alto dei cieli" con la pace degli uomini «sulla terra».
La Chiesa ha ripreso queste parole e ne ha composto un intero inno.
Nei particolari, però, la traduzione delle parole dell'angelo è controversa.
Il testo latino a noi familiare veniva reso fino a poco tempo fa così:
«Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà».
Questa traduzione viene respinta dagli esegeti moderni - non senza buone ragioni - come unilateralmente moralizzante.
La «gloria di Dio» non è una cosa che gli uomini possono produrre («Sia gloria a Dio»).
La «gloria» di Dio c'è, Dio è glorioso, e questo è davvero un motivo di gioia:
esiste la vertà, esiste il bene, esiste la bellezza. Queste realtà ci sono - in Dio - in modo indistruttibile.
Più rilevante è la differenza nella traduzione della seconda parte delle parole dell'angelo.
Ciò che fino a poco tempo fa veniva reso con «uomini di buona volontà» è espresso ora, nella traduzione della Conferenza Episcopale Tedesca, con «Menschen seiner Gnade» (uomini della sua grazia).
Nella traduzione della Conferenza Episcopale Italiana si parla di «uomini, che Egli ama».
Allora, però, ci si interroga: quali sono gli uomini che Dio ama?
Ce ne sono anche alcuni che Egli non ama? Non ama tutti come creature sue?
Che cosa dice dunque l'aggiunta: «che Dio ama»?
Ci si può rivolgere una simile domanda anche di fronte alla traduzione tedesca.
Chi sono gli «uomini della sua grazia»? Esistono persone che non sono nella sua grazia?
E se sì, per quale ragione?
La traduzione letterale del testo originale greco suona:
pace agli «uomini del [suo] compiacimento».
Anche qui rimane naturalmente la domanda: gli uomini sono nel compiacimento di Dio? e perché?
Ebbene, per la comprensione di questo problema troviamo un aiuto nel Nuovo Testamento. Nella narrazione del battesimo di Gesù, Luca ci racconta che, mentre Gesù stava in preghiera, il cielo si aprì e venne una voce dal cielo che diceva:
«Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22).
L'uomo del compiacimento è Gesù.
(alle parole di Papa Benedetto XVI aggiungo io anche che l'uomo amato da Dio è Gesù Cristo, il nuovo Adamo, e con Lui lo sono tutti coloro che si lasciano rinnovare, ricreare da Lui, che rinascono dal cielo per mezzo del Vangelo, del nutrimento celeste di Cristo, dei sacramenti della Chiesa e della croce del Signore, accogliendo in sè la nuova ed eterna alleanza forgiata nel Sangue e nell'Acqua di Gesù Cristo)
Lo è, perché vive totalmente rivolto al Padre, vive guardando verso di Lui e in comunione di volontà con Lui. Persone del compiacimento (amate da Dio) sono dunque persone che hanno l'atteggiamento del Figlio - persone conformi a Cristo."
Dietro alla differenza tra le traduzioni sta, in ultima analisi, la questione circa la relazione tra la grazia di Dio e la libertà umana. Sono qui possibili due posizioni estreme:
anzitutto l'idea dell'assoluta esclusività dell'azione di Dio, così che tutto dipende dalla sua predestinazione. All'altro estremo, invece, una posizione moralizzante, secondo la quale, in fin dei conti, tutto si decide mediante la buona volontà dell'uomo. La traduzione precedente, che parlava degli uomini «di buona volontà», poteva essere fraintesa in questo senso. La nuova traduzione può essere mal interpretata nel senso opposto, come se tutto dipendesse unicamente dalla predestinazione di Dio.
L'intera testimonianza della Sacra Scrittura non lascia alcun dubbio sul fatto che nessuna delle due posizioni estreme è giusta. Grazia e libertà si compenetrano a vicenda, e non possiamo esprimere il loro operare l'una nell'altra mediante formule chiare. Resta vero che non potremmo amare se prima non fossimo amati da Dio. La grazia di Dio sempre ci precede, ci abbraccia e ci sostiene. Ma resta vero anche che l'uomo è chiamato a partecipare a questo amore, non è un semplice strumento, privo di volontà propria, dell'onnipotenza di Dio; egli può amare in comunione con l'amore di Dio o può anche rifiutare questo amore. Mi sembra che la traduzione letterale - «del compiacimento» ( o «del suo compiacimento») - rispetti al meglio questo mistero, senza scioglierlo in senso unilaterale.
Per quanto riguarda la gloria nel più alto dei cieli, qui, ovviamente, è determinante il verbo «è» : Dio è glorioso, è la Verità indistruttibile, l'eterna Bellezza. Questa è la certezza fondamentale e confortante della nostra fede. Esiste tuttavia - secondo i tre primi Comandamenti del Decalogo -, in modo subordinato, anche qui un compito per noi: impegnarci affinché la grande gloria di Dio non venga macchiata e travisata nel mondo; affinché alla sua grandezza e alla sua santa volontà venga resa la gloria dovuta."
LA VERA PREGHIERA DEL GLORIA
GLORIA a Dio nell'alto dei cieli,
e pace in terra agli uomini del (suo) compiacimento*
Noi ti lodiamo, ti benediciamo,
ti adoriamo, ti glorifichiamo,
ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.
Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo.
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre.
tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi;
tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica;
tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.
Perche tu solo il Santo,
tu solo il Signore,
tu solo l'Altissimo:
Gesù Cristo con lo Spirito santo
nella gloria di Dio Padre. Amen
*del compiacimento: traduzione esatta dall’originale greco.
( “L’infanzia di Gesù” di Papa Benedetto XVI, cap. 3, sez. 2, pag. 87-91)-